Il presidente della Repubblica meno votato nella storia d’Italia
Presidente | Anno di elezione | Percentuale di consensi | Note |
---|---|---|---|
Giovanni Leone | 1971 | 51.4% | Elezione più duratura, 23 scrutini e 25 giorni di lavori parlamentari |
Giorgio Napolitano | 2006 | – | Primo Presidente riconfermato per un secondo mandato |
Sergio Mattarella | 2015, 2022 | – | Secondo Presidente riconfermato per un secondo mandato |
Sandro Pertini | 1978 | 82.3% | Maggior consenso mai raggiunto |
“Il presidente della Repubblica meno votato nella storia d’Italia: chi è?” Giovanni Leone detiene il record del Presidente della Repubblica meno votato nella storia d’Italia. Nel 1971, è stato eletto presidente con solo il 51,4% dei consensi (518 voti su 1008). La sua elezione è stata la più complicata e duratura nella storia della Repubblica, con ben 23 scrutini e quasi 25 giorni di lavori parlamentari.
Quanti sono i presidenti della repubblica italiana?
Anni | Presidente | Emoticon | Merito |
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2015-2022 | Sergio Mattarella | 😎 | Visionario |
2006-2015 | Giorgio Napolitano | 📘 | Erudito |
1999-2006 | Carlo Azeglio Ciampi | 💼 | Pragmatico |
1992-1999 | Oscar Luigi Scalfaro | ⚖️ | Equo |
1985-1992 | Francesco Cossiga | 💡 | Innovativo |
1978-1985 | Sandro Pertini | 🗣️ | Eloquent |
1971-1978 | Giovanni Leone | 📚 | Accademico |
1964-1971 | Giuseppe Saragat | 🌍 | Internazionalista |
1962-1964 | Antonio Segni | 📈 | Economista |
1955-1962 | Giovanni Gronchi | 🕊️ | Pacificatore |
1948-1955 | Luigi Einaudi | 🎼 | Melomane |
1948 | Enrico De Nicola | 🇮🇹 | Patriota |
‘Italia ha avuto 12 presidenti della Repubblica, a partire dalla sua fondazione come Repubblica nel 1946. Se un presidente della Repubblica muore durante il suo mandato, la presidenza viene assunta temporaneamente dal presidente del Senato fino a quando non può essere organizzata una nuova elezione.
Questo processo è stato istituito per garantire che non ci sia mai un vuoto di potere, assicurando la continuità delle funzioni costituzionali dello stato. La Costituzione Italiana prevede che l’elezione del nuovo presidente della Repubblica debba avvenire entro quindici giorni dalla cessazione delle funzioni del precedente presidente.
Come si fa a diventare presidente della Repubblica?
Per diventare Presidente della Repubblica italiana, bisogna rispettare alcune condizioni stabilite dalla Costituzione. Queste includono:
- Cittadinanza italiana: solo i cittadini italiani possono diventare Presidente della Repubblica.
- Avere compiuto almeno cinquanta anni: la Costituzione stabilisce un’età minima di 50 anni per poter ricoprire questa carica.
- Godere dei diritti civili e politici: chi aspira a diventare Presidente della Repubblica deve essere in possesso di tutti i suoi diritti civili e politici.
L’elezione del Presidente della Repubblica avviene attraverso un processo che coinvolge sia il Parlamento che i rappresentanti regionali. Precisamente, il Presidente della Repubblica è eletto dal Parlamento in seduta comune, ovvero con la partecipazione congiunta di deputati e senatori. A questa assemblea si aggiungono anche tre delegati per ogni Regione, eletti dal Consiglio regionale, per garantire una rappresentanza anche delle minoranze regionali. La Valle d’Aosta ha diritto a un solo delegato a causa della sua piccola dimensione.
L’elezione del Presidente richiede una maggioranza qualificata: nelle prime tre votazioni è necessario raggiungere almeno due terzi dei voti dell’assemblea. Dalla quarta votazione in poi, è sufficiente la maggioranza assoluta dei membri.
Una volta eletto, il Presidente della Repubblica rimane in carica per sette anni, secondo quanto stabilito dalla Costituzione. Alla fine del mandato, è possibile essere rieletti, poiché non esiste un limite al numero di mandati che una persona può svolgere come Presidente della Repubblica.
In quale partito ha militato Giorgio Napolitano?
Giorgio Napolitano, presidente emerito della Repubblica, è stato uno degli esponenti storici della corrente della “destra” del Partito Comunista Italiano (PCI). Questa corrente, nata verso la fine degli anni 1960, si ispirava ai valori del socialismo democratico, nel solco della tradizione segnata da Giorgio Amendola. Ha avuto un ruolo chiave nella storia politica italiana, militando per decenni nel Partito Comunista Italiano (PCI) e distinguendosi come uno dei rappresentanti della “destra” del partito.
Questa corrente, nata verso la fine degli anni ’60, era guidata dai principi del socialismo democratico e si colloca nel solco della tradizione segnata da Giorgio Amendola. Napolitano ha iniziato la sua carriera politica giovanissimo, aderendo al PCI durante la Resistenza e scalando rapidamente le gerarchie del partito. È stato eletto deputato per la prima volta nel 1953 e ha mantenuto il seggio alla Camera per oltre quaranta anni, fino alla sua elezione a Presidente della Repubblica nel 2006.
Un episodio che segna la sua militanza nel PCI è sicuramente l’attentato del 1972 a Palazzo Mattei, sede del partito. Un potente ordigno esplose danneggiando gravemente l’edificio e mettendo in pericolo la vita di Napolitano e degli altri dirigenti presenti. Fu un momento di grande tensione, ma anche di forte coesione interna al partito.
Un altro momento cruciale della carriera di Napolitano è legato alla svolta dell’Istituto Gramsci nel 1984, quando propose un rinnovamento ideologico del partito che, pur mantenendo i propri valori fondamentali, si aprisse a un dialogo con le altre forze democratiche del paese. Questa proposta anticipò quello che sarebbe avvenuto solo pochi anni dopo con la trasformazione del PCI nel Partito Democratico della Sinistra.
(Fonti: